Teatro

Al di là dell’esito scenico, di quello che oggi viene definito, in Italia, “teatro contemporaneo”, i risultati acquisiti da esso hanno creato come una “gabbia” dalla quale sembra difficile uscire. Di fatto sono spettacoli del secolo scorso. Ogni spettacolo, senza in alcun modo, entrare nel merito, è un concentrato di frammenti che si alternano al testo. Lamenti sostenuti dalla musica, in cui si inseriscono le eterne citazioni colte: da De Berardinis a Wilson, passando per Grotowski e Kantor; da Artaud a Pasolini, da Euripide a Seneca, da Cechov a Ibsen; dove non mancano mai Shakespeare, Pirandello e via dicendo. L’elenco potrebbe continuare all’infinito. Il tutto condito da giochi di luce che, nel tentativo di sostituire la struttura drammaturgica con “l’effetto”, vanno soltanto alla ricerca “disperata” di una nuova scrittura scenica. Bisogna prendere atto che il teatro del secolo scorso, il ‘900, ha fatto il suo tempo. È al capolinea. Quei giganti del passato, vagano ancora oggi sul palcoscenico inchiodando le nuove generazioni. Una volta “il primo attore”, giunto alla soglia di un’età in cui non poteva più ricoprire il ruolo da protagonista, “passava il testimone”, “accettava” che il teatro “doveva” continuare dopo di lui. Edoardo Scarpetta ebbe a dire: “lascerò il palcoscenico prima che il pubblico lasci me”. Non dare la possibilità alle nuove generazioni di prendere il loro posto è inaccettabile. Il teatro è per sua natura in evoluzione.

Eduardo De Filippo diceva: …”il teatro va di pari passo con la vita. È la vita la grande maestra del teatro. Perché oggi ci serviamo ancora di Shakespeare e di Molière per trovare un parallelo con la vita di oggi? Bisogna avere il coraggio di raccontarsi, di mostrarsi per quello che si è“…

Il teatro è la storia di quelli che l’hanno tracciata. È la storia di uomini che si confrontarono e definirono la storia del loro tempo. È molto importante avere punti di riferimento col passato, misurarsi con esso e ritornarci ogniqualvolta ci si ritrovi in una situazione nuova, difficile. Aiuta a comprendere “dialogare” con il passato. Si deve voler bene al “Genitore”, ma si deve anche essere capaci di diventare autonomi. Trovare la propria strada con la consapevolezza delle proprie esperienze e senza illusioni. Come Majakovskij cercava l’uomo del futuro così, Mejercol’d, allievo di Stanislavskij, cercava l’attore del futuro.